App economy: la neo emergenza per la privacy mondiale
Un sistema commerciale in cui i rischi e i limiti delle condizioni generali di contratto, sancite dalle aziende del digitale, arrivano a definire il perimetro delle libertà e dei diritti degli interessati.
Intervento di Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
(“Il Foglio”, 12 gennaio 2019)
L’ App economy, che impiega ad oggi 1,8 milioni di persone, solo in Europa, è uno dei settori del sistema economico attuale con una crescita che diviene via via più esponenziale in termini di fatturato.
Tra le molteplici tipologie di applicazione, di recente sono aumentate quelle che permettono di ottenere informazioni sui contatti presenti nelle rubriche digitali dei nostri device, arrivando così ad una banca dati fornita dagli stessi utenti.
I fornitori di tali applicazioni molto spesso si trovano in Paesi extraeuropei, suscitando importanti riflessioni sia sul sistema, sia in riferimento al singolo caso.
Per ciò che riguarda i profili privacy i limiti del consenso rappresentano una criticità, in quanto, seppur tale consenso sia stato acquisito, non si sa quanto realmente l’utente sia stato informato sull’uso che verrà fatto dei suoi dati. Infatti solo un’informativa adeguata può decretare la validità di un valido consenso.
Altra criticità è la cessione dei dati, di cui l’utente in realtà non può disporre cedendoli ad un fornitore che li utilizzerà per scopi commerciali.
Tutto ciò mette in evidenza rischi e limiti di un sistema commerciale che definisce libertà e diritti degli interessati, in quanto le condizioni vengono stabilite dalle imprese del digitali, basti pensare ai Big Tech con innumerevoli “terze parti”.
A tal punto gli utenti, più o meno consapevoli, diventano autori o vittime di illeciti, lasciando che i propri dati e quelli di terzi siano utilizzati, a costo zero, come merce preziosa da parte delle suddette aziende.
Occorre una nuova consapevolezza in capo agli utenti in particolare sul fatto che la cessione di informazioni inerenti ad altre persone, senza il loro consenso, costituisca un illecito sanzionato anche gravemente.
E, per ciò che riguarda la cessione dei propri dati, in cambio delle piccole o grandi utilità fornite dalle app, devono essere consapevoli dei rischi, tutt’altro che remoti, di furto di identità o di accessi abusivi in proprio danno, che trovano via libera grazie a un sistema commerciale che si alimenta della monetizzazione di quelle parti di libertà che sono le informazioni personali.
Occorre poi porre particolare attenzione anche all’impatto geopolitico e alla opacità del mercato proprio di tali sistemi commerciali, con aziende site prevalentemente al di fuori dell’Unione europea o in veri e propri paradisi di dati, assai più sommersi e sfuggenti di quelli fiscali, e forse, più pericolosi, considerando che nell’area digitale proprio sulle informazioni si dispiegano oggi le ostilità tra soggetti, tra Stati e tra “blocchi” di nazioni e poteri.
Ma, con l’avvento del GDPR, la localizzazione extra-europea dei titolari del trattamento non dovrebbe più costituire un ostacolo all’applicazione della disciplina in materia di tutela dei dati personali, e questo non impedirà alle Autorità di protezione dei dati europee di avviare attività istruttorie e sanzionatorie, pur con le difficoltà esecutive dei provvedimenti.
Risulta quindi fondamentale, a livello internazionale, il riconoscimento del diritto alla protezione dei dati personali e delle garanzie indispensabili per assicurare l’effettività di tale diritto.
In un sistema globale, che si fonda sulla mancanza di confini e frontiere, come la rete, la tutela dei diritti deve diventare altrettanto globale e fondata sugli stessi livelli di garanzia.
Sito del Garante
Doc-Web: 9074044
Data: 14/01/19
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